Shattered Glass – quando in università scopri film interessanti.

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Ieri sera, dopo aver rassettato e messo sotto sopra la camera in vista dell’ormai prossima partenza per le vacanze natalizie (quella sensazione d’essere la Bree di Desperate Housewives non mi abbandonerà mai) ho decido di fingermi una persona semi intelligente e tra una melensa storia d’amore e un drama nel giornalismo americano degli anni ’90 ho coraggiosamente scelto il secondo film. Sebbene fossero le 11 passate e fossi praticamente sicura che mi sarei addormentata – corpo morto accasciato con pc sulle ginocchia, piuttosto imbarazzante- alla fine del  film avevo due occhi che manco un lemure ce li ha spalancati in quel modo. Shuttered Glass: che filmone.

La storia, tratta per altro da un articolo effettivamente pubblicato nel ’98 da Forbes, si concentra sulla figura di Stephen Glass, giovanissimo e promettente giornalista dotato di quel certo fascino da studente-brillante-ma-dall’aria-sfigata che approda in una delle riviste più importanti d’America, The New Republic. Glass è il nuovo dio del giornalismo, tutti lo amano e tutti lo vogliono.

Piccolo, insulso particolare. Tutti i suoi articoli sono inventati. Frutto della sua fervida immaginazione, o forse un accenno di follia che si intuisce dal suo sguardo troppo profondo.

Alla fine, ho deciso che la morale del film fosse estremamente chiara:

Se sei un giornalista e ti inventi le storie che ti pubblicano, sei fritto.

Se sei un giornalista e ti inventi le storie che ti pubblicano, hai qualcosa che non va.

Ma se sei un giornalista e ti inventi le storie che ti pubblicano, forse potresti essere un gran gran figo. Scoprire una falla del sistema giornalistico così grosso, dall’interno. Quella si che sarebbe una gran storia…

Mhhhh…. scusate, vado a chiedere un posto al Times.


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